Non si può certo dire che i robot per la pulizia siano una novità di quest’anno.
Anzi, la startup newyorkese Somatic sta lavorando dal 2018 ad un modello di robot per la pulizia dei bagni, pubblicando regolarmente video di aggiornamento, di cui l’ultimo è stato rilasciato proprio in questi giorni.
Nel video si vede come il robot riesca a compiere operazioni di pulizia all’interno dei bagni, anche quelli dagli spazi più piccoli, in completa autonomia, aprendo le porte, pulendo il pavimento, igienizzando ed asciugando i sanitari.
Miglior qualità della pulizia
Minor turnover dello staff
50% di risparmio sui costi
Queste sono le promesse che troviamo sul sito web della startup, insieme ai dettagli sul funzionamento ed i costi (1.000 dollari al mese, per un turno di 8 ore al giorno / 40 ore a settimana).
In pratica Somatic mappa l’intera planimetria del luogo in modo che il robot possa prendere confidenza con l’area da pulire ed essere poi in grado di lavorare in autonomia.
E come sempre quando si tratta di progresso, le persone si dividono in due schieramenti: da un lato ci sono quelli che si preoccupano che il proprio posto di lavoro possa essere a rischio, dall’altro quelli che sono convinti, anche con un po’ di arroganza, che non potranno mai essere sostituiti da una macchina.
Il problema però, se così si può definire, non riguarda solo il settore cleaning, ma praticamente ogni settore professionale.
Basti pensare a tutti i posti di lavoro messi a rischio dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Due cose sono certe:
la prima è che il progresso non può essere arrestato, la seconda è che, prima o poi, queste innovazioni arriveranno anche in Italia.
Probabilmente prima di quanto pensiamo.
Google stesso è nato solo 25 anni fa.
E quante innovazioni e cambiamenti abbiamo visto da allora?
No, non dobbiamo avere paura.
Ma non dobbiamo neanche comportarci come se il mondo intorno a noi fosse congelato, immutabile, immune ai cambiamenti, perché non è così.
Le aziende che non l’hanno capito hanno continuato a proporre i loro prodotti, senza curarsi dei cambiamenti che stavano avvenendo attorno a loro.
È il motivo per cui ad oggi non sentiamo più parlare di Kodak.
Al contrario, Apple comprese che in un mercato musicale dominato da piattaforme streaming come Spotify, non aveva più senso continuare a produrre l’iPod.
Potremmo dire che si riduce tutto a questa scelta: vuoi essere Kodak o Apple?
Vuoi continuare a lavorare come hai sempre fatto, senza curarti dei cambiamenti attorno a te, continuando a fare le stesse cose allo stesso modo, come se fossi l’unica impresa di pulizie sul territorio, o vuoi costruire un’impresa solida, in grado di adeguarsi ai cambiamenti di mercato?
Questo robot potrà non essere un tuo competitor (ancora), ma che mi dici di tutte quelle imprese di pulizia a cui stai lasciando soldi sul piatto?
Spero con questo articolo di averti stimolato una riflessione che forse diversamente non avresti fatto.
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